Lettera di Maurizio Serofilli

Cari Amici,

posso soltanto ora integrare, come mi sollecitate, le vostre note sull’assemblea nazionale di “Salviamo la Costituzione” tenutasi lo scorso 17 dicembre. Vado per punti (il quarto e il quinto dei quali sono forse quelli più importanti).

1. Il primo riscontro è sulla partecipazione: erano presenti quasi tutti i membri del Direttivo (cioè quelli che da tempo seguono con continuità i lavori) mentre erano invece pochi i soci. Su questo punto dovremo in futuro sicuramente ritornare.

2. Il secondo è sulla questione dell’approvazione del bilancio che per la verità mi ha un po’ sorpreso. Non mi è piaciuto il modo col quale alcuni di noi hanno contestato la presentazione di Bachelet, cioè con toni un po’ inappropriati e con argomentazioni non sempre fondate, come quella di imputare al Direttivo la mancata approvazione previa del bilancio, ignorando che -per Statuto- ad esso compete solo la sua predisposizione mentre l’ approvazione è riservata all’Assemblea (vedi art. 8). Anche affermazioni come quelle che abbiamo lette in questi giorni (“bilancio redatto a dir poco alla carlona”) mi sembrano inaccettabili. C’è voluta tutta la reazione indignata del prof. Giovanni Ferrara a questo clima che si stava alimentando per riportare in carreggiata il discorso sul bilancio e aiutarci così a prendere alcune buone decisioni, come quella di prevedere una diversa calendarizzazione delle assemblee in modo da approvare in tempo utile previsioni e consuntivi.

3. Il terzo riscontro è legato agli effetti della delegittimazione politica (non giuridica) del Parlamento scaturenti dalla decisione della Consulta sul sistema elettorale. E’ vero che su questo aspetto ci sono state accentuazioni diverse tra di noi, ma mi è parso che alla fine abbia prevalso un consenso di fatto attorno alla posizione che aveva espressa il prof. Pace lo scorso 10 dicembre in un articolo su Repubblica (che fra le diverse che ho letto in questi giorni mi sembra la più ragionevole e la più responsabile) dove l’azione del Parlamento in relazione alle riforme costituzionali se non viene del tutto esclusa viene di certo molto limitata.

4. Il quarto aspetto è relativo alla natura della nostra associazione, rispetto alla quale si è sviluppato un interessante dibattito molto partecipato che è andato avanti sino alla fine dell’incontro. Stringendo al massimo, a mio avviso sono emerse due prospettive. Da un lato c’è chi concepisce “Salviamo la Costituzione” come un’associazione analoga a Libertà e Giustizia o i Comitati Dossetti, cioè con una base abbastanza omogenea, dove “si dibatte e poi si va a maggioranza senza problemi” (in pratica una sorta di partito della Costituzione), mentre altri, direi la maggior parte, hanno chiaro che di fatto “Salviamo la Costituzione” era e in fondo rimane un coordinamento di associazioni diverse, che agiscono e operano cioè in campi differenti. In questo caso, dove ciò che si condivide (una certa cultura e attività a difesa delle Costituzione) è soltanto una parte dell’attività delle diverse associazioni, è nevralgico lo sforzo di pervenire a decisioni molto condivise che non mettano in minoranza nessuno, altrimenti chi va in minoranza, non condividendo altro, alla fine è costretto ad andarsene. Sottolineo: questo modo di funzionare ricercando sempre il consenso più ampio possibile (in pratica di tutti) non è una stravaganza, ma una necessità legata alla natura stessa della nostra organizzazione, che non è una organizzazione di simili, ma di diversi. E’ questo, a mio avviso, un aspetto davvero dirimente al quale dobbiamo prestare la massima attenzione, anche perché è proprio su questo terreno (intendo la capacità di creare consenso al proprio interno, ma anche di conquistarlo all’esterno) che la nostra organizzazione ha acquisito nel tempo il suo prestigio. Da qui la necessità per i responsabili nazionali di ascoltare, di collegare, di riprendere, di riformulare e di rilanciare. E’ quello che pazientemente e tenacemente ha fatto Scalfaro prima ed è quello che sta facendo Pace oggi. Non solo: è anche quello che ognuno di noi fa a livello provinciale cercando di tenere insieme, su un unico punto, organizzazioni molto diverse tra loro che vanno dall’ANPI alla CIGL, dalla CISL alle ACLI, da Libertà e Giustizia ai Comitati Dossetti e via dicendo. Se ci pensiamo bene, a livello nazionale quando mai siamo andati a maggioranza su questioni di rilievo? La stessa cosa è valsa a livello locale, nel mio caso per quanto concerne Modena.

5. Per ultimo vale la pena ricordare la decisione di mettere in campo incontri e seminari sui diversi temi che potranno venir coinvolti dal lavoro di revisione costituzionale, riprendendo quanto abbiamo ben fatto alla Sapienza lo scorso 23 luglio. Anche se a qualcuno sembra poco incisiva, in realtà questa azione legata al seguire i temi che verranno via via toccati dalla revisione è oggi lo scopo principale di “Salviamo la Costituzione”, mentre le organizzazioni che la compongono perseguiranno autonomamente anche le altre loro specifiche finalità (chi nell’ambito del lavoro, chi in quello politico-culturale, ecc…). Si tratta dunque di impegnarsi in questa attività e di migliorarla, prendendo esempio dalla intensa attività pubblicistica e di pressione sul mondo accademico e culturale che il presidente Pace da diversi mesi sta efficacemente profondendo.

Poiché li abbiamo tirati in ballo, penso anch’io opportuno inviare queste note al Presidente Pace e agli altri membri del Direttivo che erano presenti all’incontro perché, se lo vogliono, possano anch’essi fare le loro considerazioni.

Un cordiale saluto,

Maurizio Serofilli