“Non sarà un’avventura?”

Sandra Bonsanti
www.libertaegiustizia.it

Il Partito democratico si è rivolto al governo chiedendogli di “sollecitare e favorire” un confronto fra maggioranza e opposizione volto a “promuovere in tempi rapidi una riforma della seconda parte della Costituzione” che prenda le mosse dalla cosiddetta bozza Violante discussa nella scorsa legislatura. Il governo ha accolto con soddisfazione l’ordine del giorno che porta la prima firma di Dario Franceschini.

Si prevede, in particolare, “la riduzione del numero dei parlamentari, la trasformazione del Senato in camera di rappresentanza delle autonomie territoriali” e un generico “adeguamento” dei “provvedimenti decisionali e della forma di governo al mutato contesto politico- istituzionale”.

Premesso che Libertà e Giustizia non è mai stata contraria a alcuni precisi aggiornamenti della Costituzione, (la nostra associazione promosse nel luglio scorso la giornata di studio insieme ad Astrid e a Italiani Europei e ne condivise le conclusioni) l’inziativa presa il 24 marzo dal Pd nel corso della votazione sul federalismo fiscale sembra una decisione azzardata e rischiosa.
Per vari motivi:

1) non si capisce perché rivolgersi al governo, cioè a Berlusconi, per chiedere di “favorire” la riforma della seconda parte della Costituzione. Ci piacerebbe forse che, sfidando l’articolo 138, procedesse per decreto? Non pare sufficiente la formula adottata che dice: “nel pieno rispetto delle autonomie delle camere”, sapendo infatti che tale autonomia è stata erosa ormai quasi del tutto.

2) In un Paese che non ha la cultura della separazione dei poteri, avviarsi sulla strada prevista, senza avere alcuna certezza sullo sbocco finale, potrebbe essere una avventura.

3) Sarebbe stato assai più saggio una agenda politica che prevedesse delle precise priorità: prima di metter mano alla Costituzione, ottenere almeno la messa in sicurezza delle garanzie fondamentali di ogni sistema democratico e cioè autonomia della magistratura, autonomia dell’informazione, legge elettorale che preveda un Parlamento eletto e non nominato, una legge sulla democrazia interna dei partiti. E stiamo riassumendo in maniera drastica le garanzie e i diritti a rischio.

Il testo del Pd approvato dal governo fa riferimento al federalismo fiscale e all’articolo 111 della Costituzione sulle autonomie locali. Potremmo riassumere così la situazione: siccome stiamo spezzettando l’Italia, ora serve più potere al centro e meno intralci al governo.

Vorremmo saperne di più e essere rassicurati. Tutto questo era davvero necessario?
Qualcuno ha avuto garanzie su come andrà a finire questo pasticcio politico istituzionale?

Non sarà un’avventura?