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Corriere della Sera 24 giugno 2006
«Sbagliato abbattere la Carta come un muro»

Bassanini (Ds): i partiti si sono mossi tardi. I giovani? Hanno tanto entusiasmo, sono con noi
IL FRONTE DEL NO

ROMA - Meno male che c'è stata l'ultima settimana a far tornare il sorriso a Franco Bassanini. Il messaggio di chiusura della campagna referendaria di Romano Prodi, uno «che ci ha aiutato davvero, ci è stato vicino fin dall'inizio, peccato che non disponga di truppe proprie...», i partiti finalmente in campo, e con il messaggio giusto «non solo a dire che la riforma del centrodestra è "un brutto pasticcio", ma che è molto peggio, un sistema che rischia di inceppare drammaticamente le istituzioni», tivù e giornali che regalano un certo spazio e lo stop agli spot Mediaset «che hanno condizionato in maniera sconcertante la campagna».
Ci voleva, un cambio di marcia. Perché l'ex senatore diessino, uno dei più infaticabili animatori del comitato del No, racconta che gli scorsi mesi sono stati duri, ma duri davvero per chi credeva in una battaglia «decisiva per il Paese: lunedì rischiamo di svegliarci nella terza Repubblica senza nemmeno sapere quello che è successo, dove stiamo andando e come ci arriveremo».
«È stato difficile far decollare la campagna - ricorda Bassanini -: la data scelta per il voto, al termine di una stagione di snervanti attese elettorali, ha reso tutto più complicato. Poi ha pesato la sconcertante operazione mediatica di Mediaset, quegli spot che riducevano la riforma a una riduzione dei parlamentari e poco più. E purtroppo non bastano le trasmissioni nei contenitori tivù, rigorosamente in par condicio, che a essere generosi raggiungono 5 milioni di persone, a pareggiare gli spot che si infilano tra i film, gli spettacoli e le partite e toccano gli altri 45 milioni di elettori...».
E poi l'assenza dalla campagna dei partiti, per mesi: «È comprensibile, per carità: prima si sono dovuti dedicare alla compilazione delle liste, che per un partito sono carne e sangue; poi c'è stata una durissima campagna elettorale in cui molti, a differenza di me, hanno scelto di non parlare del pericolo di questa riforma anche se io ho riscontrato interesse tra la gente su questi argomenti; infine, abbiamo vissuto per un mese e mezzo la fatica delle contrattazioni sulle cariche istituzionali, sul governo... Insomma, quando alla fine i partiti si sono mossi con tutto il loro peso, eravamo già a ridosso del voto». E certi danni, fa intendere Bassanini, erano fatti.
«Per tutta la campagna - prosegue a raccontare l'ex senatore nonché ministro nella precedente legislatura - abbiamo dovuto combattere contro una brutale semplificazione: si diceva che per il sì era schierato il centrodestra, per il no il centrosinistra. Non è così. Intanto, le forze in campo erano diverse: con Magna Charta, di là, sono schierati 16 costituzionalisti tutti di centrodestra, con noi 17 ex giudici della Consulta, 200 costituzionalisti anche di centrodestra come Baldassarre e Mezzanotte».
E poi «con noi si sono battuti anche i sindacati, le Acli, esponenti e partiti del centrodestra come Follini, Tabacci, La Malfa, i Liberali, la Dc di Sandri. Solo che non tutti lo sapevano: a me è capitato di fare un dibattito organizzato dalla Cisl con Follini, e un altro messo su dall'ufficio diocesano per la Pastorale di Mantova con Tabacci: interessantissimi, peccato che eravamo tutti per il no...».
Meno male che a rallegrare le giornate di chi si è battuto ci sono stati «i giovani: siamo andati a parlare di Costituzione in tante università e scuole, e abbiamo riscontrato una attenzione che non ci aspettavamo. C'era interesse, adesione, voglia di identificarsi. Sembrava che la crisi delle ideologie avesse seppellito tutto, e invece bisognava vederli: hanno accusato Scalfaro di essere rappresentante del vecchio, della conservazione, un mandarino: ma io l'ho visto parlare ai ragazzi, con quale entusiasmo lo faceva, e che consensi suscitava!».
Giornate così, ti ripagano delle difficoltà: «Il comitato del No è nato per iniziativa di tre associazioni che non hanno né soldi pubblici né grandi risorse: Libertà e Giustizia, Astrid e i Comitati Dossetti. È vero che abbiamo diritto al rimborso elettorale, ma i soldi arrivano dopo... Ci siamo dovuti arrangiare. I sindacati ci hanno aiutato parecchio, sia a raccogliere le firme sia dopo a organizzare manifestazioni ed eventi, ma non c'è dubbio che le nostre associazioni hanno scontato l'handicap di non avere risorse alle spalle».
Adesso è finita, non resta che sperare «in una vittoria del no che non significa immobilismo: forse è mancata chiarezza in questo, ma nessuno di noi ha mai detto che la Costituzione è intoccabile e non va riformata. Come una casa che ha sessant'anni, ha bisogno di una ristrutturazione. Che non significa però abbattere i muri portanti e farla crollare».
VINCINO



Inserito da: Lidio Maresca - Data: 24/06/2006 - Argomento: Archivio
Roma, 23 novembre 2005. Il momento della firma. (ANSA)

I numeri di telefono del Comitato Promotore per la raccolta delle firme

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