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Coordinamento nazionale delle iniziative per la difesa della Costituzione e per il referendum contro il progetto di riforma della II parte della Costituzione
MANIFESTO-APPELLO NELL'ANNIVERSARIO DEL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Appello per la messa in sicurezza della Costituzione

COORDINAMENTO NAZIONALE DEI COMITATI
PER LA DIFESA DELLA COSTITUZIONE
"Salviamo la Costituzione: aggiornarla non demolirla"


Un anno fa, con un referendum popolare, gli italiani hanno respinto, a grande maggioranza, un progetto di riforma costituzionale che modificava sostanzialmente l'assetto fondamentale della Costituzione del 1948. E hanno riaffermato che la Costituzione repubblicana resta il fondamento della democrazia italiana, il presidio supremo dei diritti e delle libertà di tutti, la tavola dei principi, dei valori e delle regole che stanno alla base della convivenza comune e nei quali si riconoscono gli italiani.
L'esito del referendum non preclude limitate e puntuali modifiche costituzionali. Ma a condizione che esse siano coerenti con i principi e i valori della Costituzione repubblicana e siano compatibili con il suo assetto fondamentale.
Il referendum del 2006 ha anche sancito la condanna di riforme costituzionali "di parte". La Costituzione è di tutti, garantisce i diritti e le libertà di tutti, anche delle minoranze; deve essere modificata solo con il consenso di tutti, o comunque di una larga maggioranza.
Con quel voto il popolo sovrano ha dunque affidato al Parlamento un compito: ristabilire il principio della supremazia e della stabilità della Costituzione; mettere fine alla stagione delle riforme costituzionali "di parte". Ciò richiede innanzitutto che si approvi una modifica dell'articolo 138 della Costituzione che, alzando la maggioranza prevista per l'approvazione di leggi di revisione costituzionale, renda impossibili riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza.
Si otterrebbe, in tal modo, il risultato di mettere finalmente "in sicurezza" la Costituzione della Repubblica, così come è da tempo stabilito in molte altre grandi democrazie.

Ma a un anno dal referendum, la riforma dell'articolo 138 non ha fatto alcun passo avanti. Giace nei cassetti della Commissione Affari costituzionali del Senato. E ciò, nonostante essa costituisca il primo punto del programma elettorale dell'Unione, e dunque il primo impegno assunto dai partiti della maggioranza parlamentare nei confronti degli elettori che li hanno votati, anzi nei confronti di tutti i cittadini italiani.
Nel contempo, il confuso confronto sulla indispensabile riforma della vigente legge elettorale vede riproporre da varie parti progetti di radicale modifica della forma di governo. Anche in tal caso, ribadiamo che limitate modifiche, coerenti con la scelta di principio per la forma di governo parlamentare, e modellate sulle esperienze delle migliori democrazie parlamentari europee, come quelle all'esame della Commissione Affari costituzionali della Camera, possono essere compatibili con la scelta espressa dal referendum del 2006 e possono anzi rafforzare la democrazia italiana. Ma ciò non vale per le proposte di elezione diretta del Primo ministro e di attribuzione al medesimo del potere di scioglimento delle Camere, che riproporrebbero un modello di premierato assoluto ignoto all'esperienza delle democrazie moderne. Un modello incompatibile con i principi di separazione ed equilibrio dei poteri che caratterizzano la struttura delle Costituzioni democratiche.

Il Comitato promotore del referendum costituzionale del 2006 rivolge perciò un forte appello alle forze politiche e ai parlamentari tutti, affinché:
· sia rispettata la volontà del popolo sovrano espressa in quel referendum
· sia avviato immediatamente l'esame parlamentare dei progetti di revisione dell'articolo 138.

Una petizione popolare a sostegno di queste richieste sarà sottoposta alla firma delle italiane e degli italiani nei prossimi mesi e sarà presentata al Parlamento.





Inserito da: Lidio Maresca - Data: 24/10/2006 - Argomento: Comunicati